L’egemonia borghese, perché?

Tutte le scelte politiche dei Governi di centro-destra e di centro-sinistra, adottate dopo lo scioglimento dei partiti che avevano dato vita alla Resistenza antifascista e dopo aver sconfitto l’occupazione hitleriana e il fascismo mussoliniano, sono state a favore della grande borghesia italiana, sia nell’agricoltura che nell’industria che nei servizi. Come anche per la rendita. Le forze politiche, che sono nate all’inizio degli anni novanta, si sono costituite su basi culturali sostanzialmente opposte ai partiti storici. Il livello di socialità, imposto con lotte popolari, ripetute e prolungate, di oltre un secolo e mezzo, lentamente è stato cancellato. Alcuni di quei partiti sono stati travolti clamorosamente dalla questione morale, mentre un altro si è sciolto approfittando dello scioglimento dell’ex Unione Sovietica. Nel giro di pochi mesi, è stato cancellato, sostanzialmente azzerato, un gigantesco patrimonio teorico, politico ed organizzativo. L’intera comunità che aveva dato vita alla Repubblica Italiana, basata sulla Costituzione, nata dalla Resistenza Antifascista vittoriosa, si è rapidamente liquefatta, con tutte le conseguenze disastrose che hanno investito le larghe masse popolari, in particolare la classe operaia. La lettera e lo spirito della Carta Costituzionale sono stati traditi e sostituiti dalla Costituzione materiale di natura capitalistica. Da allora, in Italia, l’egemonia della borghesia, la classe dominante e sfruttatrice, ha avuto un rapidissimo, quanto facile, sopravvento su ogni parvenza di presunte alternative di classe. In quella fase, il punto di vista neo-liberista dei grandi gruppi monopolistici mondiali, ma anche italiani, è diventato il punto di vista unico, anche di una già screditata sinistra borghese e piccolo borghese. Ne è seguito il lento smantellamento della stessa democrazia parlamentare. Il principio base del neoliberismo è che il mercato è il regolatore ultimo di ogni decisione. E, visto che il mercato è fatto – letteralmente – da chi produce merci, beni immateriali e capitali, reso possibile mediante lo sfruttamento di una minoranza di capitalisti del lavoro delle salariate e dei salariati, risulta evidente che ne è potuto seguire un indebolimento generale di chi vive del proprio lavoro, sempre più precarizzato e senza tutele. Tutto questo è potuto accadere perché è mancata una nuova teoria rivoluzionaria delle comuniste e dei comunisti che fosse adeguata all’epoca di questa fase del mercato capitalistico mondiale, conosciuta come <<globalizzazione>>. Il punto di vista della borghesia è diventato nuovamente il punto di vista dominante in tutto il mondo! Ma la lotta tra le classi è tipica delle società divise in classi sociali: nessuno la può eliminare. C’è un solo modo e a deciderlo può soltanto il Popolo che è la vera forza motrice della storia! Nessuno, per quanto ben intenzionato, lo può sostituire!

Salerno, lì 18 ottobre 2017

Nicola Paolino

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