Incendi boschivi 2017 (2°). Gli anelli militanti.

1.- L’”impunità consensuale”

Nella fase più antropizzata dell’epoca moderna gli incendi boschivi sono diventati endemici, interessando i tre mesi estivi e febbraio, generalmente mese asciutto, con buone esche per l’incendio statisticamente parlando (vedi gli specifici bollettini regionali). Gli incendi boschivi con una percentuale vicina al 100 per cento sono legati al rinnovo e all’allargamento del prato pascolo e del cespugliato. Normalmente, la frequenza dello specifico incendio è legata al carico di pecore, capre, mucche e cavalli, che su quei pascoli si nutrono abitualmente, anche se sistemicamente sconfinano spontaneamente o vengono fatti sconfinare volutamente. Anche negli orti e nelle terre coltivate. Spesso i proprietari o i sorveglianti sono “costretti” ad abusare per mancanza di propri pascoli di erba o di novello fogliame derivante dal cespugliato di macchia mediterranea bruciata. Ne discende che tutti gli incendi o quasi sono “firmati”. Nel tempo si è formata e consolidata una mentalità da fuorilegge, che è intimidatoria e corruttiva, nel senso che si tenta di acquisire la compiacenza di chi è addetto ai controlli. L’intimidazione è sistematica. Ma, siccome gli incendi boschivi si svolgono a ritmo accelerato in una parte dei mesi estivi, le segnalazioni che vengono consegnate all’autorità giudiziaria si accavallano, e quindi non vengono quasi mai prese in considerazione. Per il magistrato è “come cercare l’ago nel pagliaio”. Di fatto esiste una sorta di vecchia “impunità consensuale”, se non compiacente o comprata. Nell’agro nocerino- sarnese, per anni, è circolata la voce che ci sono due macellerie che compravano gli agnelli e i  capretti, e non solo, da chi si era reso disponibile all’”attenzione complice”.

2.- Gli anelli militanti della vecchia “fabbrica del fuoco”

Se nelle grandi, nelle medie e nelle piccole città la presenza delle varie articolazioni statali è spesso inadeguata o evanescente, nell’attuale economia collinare e montana è sostanzialmente assente. Qui, da tempo sono insediati gruppi malavitosi, che in vario modo controllano quei territori e cercano di acquisirne anche la proprietà. Spesso questi gruppi, emanazione di vere e proprie bande camorristiche, sono in combutta con gli altri protagonisti di quelle aree, che ne diventano o affiliati o semplici complici. Entrambi cercano di riciclare danaro sporco o di controllare l’economia collinare e montana. Si è verificato che costoro hanno fatto ricorso all’incendio del bosco per costringere il proprietario a cederlo. Di norma il picco del rinnovo del prato pascolo e del cespugliato è triennale, quindi anche il picco degli incendi è triennale (vedi i citati bollettini regionali). Questi fanno più notizia e spettacolo degli altri anni, proprio perché più concentrati. Nel passato, altri picchi sono stati simili a quello in atto. Ma è troppo presto per dire che questa è l’annata che per numero di incendi e per superfice attraversata  sia un record. Questo si potrà dire solo alla fine del periodo di “massima pericolosità degli incendi boschivi”. Statistiche alla mano. Una cosa è certa, che la simultaneità, la vastità, la spettacolarizzazione  e l’allarme sociale che gli incendi boschivi verificatisi hanno creato, presuppongono una unica regia e un unico obiettivo destabilizzante, che potrebbe essere in continuità con il recentissimo risultato delle elezioni amministrative. In tutte le Regioni interessate dall’aggressione al patrimonio boschivo pubblico, autoctono e non, e alla macchia mediterranea naturale sono fortemente presenti potenti organizzazioni malavitose che hanno noti nomi e cognomi. Sta di fatto che, queste organizzazioni, solo parzialmente sconfitte, ma tuttora operanti su tutto il territorio nazionale, hanno assistito al rifiuto della scarcerazione di uno dei loro massimi capi. Lo stesso episodio del busto di Falcone potrebbe essere parte di una  reazione di stampo terroristico mafioso. Inoltre, le organizzazioni malavitose dominanti sui territori aggrediti dal fuoco dispongono di personale che conosce vita, storia e miracoli dei boschi e non solo. Compresa la loro vulnerabilità, il modo e i tempi per accedervi, e le stesse tecniche incendiarie. Frutto dell’esperienza diretta acquisita. Va anche considerato che le eventuali azioni terroristiche, se provate, in quanto concentrate in un ristretto lasso di tempo, hanno sottratto la flotta aerea dello Stato dallo spegnimento ordinario, favorendo di fatto lo sviluppo degli incendi più piccoli per il  rinnovo  del prato pascolo e del cespugliato. Comunque, gli stessi incendi terroristici sono prato pascolo e ceduo rinnovati! Una volta si diceva: “una mano lava l’altra”.

 

 

Salerno, 16 luglio 2017

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